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Spesso vengono da me per un consulto genitori che non riescono a gestire il proprio figlio, che lo considera un meschino demone che fa tutto “per dispetto”, per questo si arrendono sulla tastiera del telefono dello psicologo.... Ogni volta cerco di spiegare che se un bambino è cattivo, sta comunicando così che è a disagio e che ha bisogno di comportarsi diversamente con lui. Spesso le funzioni genitoriali si riducono alle cure tecniche e restano tali, anche se il ragazzo ha 35 anni: “Ciao! Come stai? Hai già mangiato? Sei sano? Ok ciao!" Ma che dire della formazione dei principi morali e dei valori della vita? Dov’è la semplice comunicazione umana? Secondo me inizia quando la conversazione è “cuore a cuore”, cioè tocca i sentimenti, in questo caso il genitore parla del suo atteggiamento, delle sue esperienze e ascolta attentamente (attivamente) il bambino, fa domande chiarificatrici e accompagna con empatia. Oggi esistono molti giochi e ausili per lo sviluppo del vocabolario emotivo. Nel mio lavoro non mi limito mai a frasi già esistenti, ma invento nuovi modi per parlare dei sentimenti con un bambino. Porto alla vostra attenzione un nuovo esercizio con i #MAC (carte associative metaforiche) “Parliamo di sentimenti”. Ho usato i mazzi "Monsters of Feelings" e "Morena". Guarda le immagini di "Monsters of Feelings". Dai un nome e una descrizione a ciascuno di essi. Seleziona dal mazzo Morena le situazioni in cui gli indiani della tribù provano sentimenti simili ai mostri. Parla delle situazioni. Scegli tra le coppie risultanti diverse (3-7), che il bambino. secondo lui, molto spesso sperimenta, sperimenta, in quali condizioni, cosa sente, come capisce esattamente che tipo di sensazione è, come il suo corpo reagisce ad essa. Termina la sessione con un disegno dello stato attuale il bambino comprende meglio se stesso, e quindi gestisce le sue emozioni, le esprime, le verbalizza, migliora la comunicazione. Il bambino capisce che ha diritto a tutti i sentimenti, sono legalizzati e, di conseguenza, il suo senso di sé si rafforza, diventa più completo. E per me, come psicologo, questo esercizio mi permette di vedere gli angoli acuti della famiglia relazioni e determinare il vettore del lavoro. Ad esempio, un bambino descrive le carte in questo modo: “Questo è un insulto. E questo è un coccodrillo, si offende quando qualcuno nuota nella sua acqua” (e stiamo parlando di iperprotezione e violazione dei confini); oppure “Questo è terribile. La tribù ebbe una paura terribile quando la loro casa bruciò. Mi sono sentita così quando mia madre ha saputo che le avevo preso il cellulare e ho capito che mi sarei messa nei guai” (nessun commento), oppure “Questa è rabbia, e questi sono i genitori che sono arrabbiati perché i loro figli li disturbano e fare rumore”... Per favore, parla con i tuoi figli !Anastasia VenediktovaPsicologa.

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