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In estate mi sono rotto senza eroismo il braccio sinistro. Dal pronto soccorso sono stato subito caricato in ambulanza e nel giro di 20 minuti respiravo gli odori dell'Istituto. Dannoso. Questo è un luogo grandioso dove quasi nuovi arti vengono assemblati da ossa frantumate. E come ricorderete, lo stesso Covid-19 imperversava in tutto il mondo. Pertanto, gentili inservienti, avvolti in tute protettive chimiche, mi hanno fatto sedere su una sedia dura, immerso nel tormento dei pazienti. Così sono rimasto seduto per circa cinque ore mentre infermiere e inservienti scarmigliati, che sembravano ospiti dal futuro, mettevano alla prova i malati seduti. in una fila infinita per il coronavirus. Tra i pazienti che urlavano e si lamentavano, anch'io ululavo. La mia mano sinistra somigliava a un filo attorcigliato. Frammenti ossei erano incorporati nei muscoli e nella pelle. Con la mano destra, come ultimo deputato della Duma di Stato, ho afferrato il bracciolo della sedia in modo che la mia mano diventasse bianca per la tensione. E i miei denti si sono stretti così tanto che ho sentito i loro trucioli sulla lingua. Ho urlato silenziosamente, fingendo che "va tutto bene, niente, portiamo pazienza...". All'improvviso, all'improvviso, l'osservatore interiore si è svegliato. Apparentemente, questo era troppo da gestire anche per il mio sistema nervoso, e la mia attenzione era rivolta da qualche parte "fuori". La mia mano era ancora fatta a pezzi, le mie tempie pulsavano a tempo con il mio cuore mezzo sobbalzato. Ma all'improvviso tutto è diventato tranquillo. Ho notato una sensazione nella mia mano, come se fossi seduto con i popcorn in un cinema di classe B, godendomi la prima di un nuovo film horror. Mi sono svegliato già nel reparto. Gli sfortunati vicini hanno detto che l'operazione è durata 6 ore. Si scopre che parte delle mie ossa, tendini e nervi sono stati rimossi. E invece di loro, hanno inserito piastre di metallo, fissate l'una all'altra con viti autofilettanti. E ora sono passati più di sei mesi e il dolore ancora non scompare. Ma non sono solo uno psicologo, ma anche un batterista: suono nei bar, nelle taverne e da sui nervi i miei vicini e quando la mia mano inizia periodicamente a farmi male, come un “mal di denti” o come un “ago sotto un chiodo”. ”, accendo la curiosità. Interesse. E io guardo e basta. E sai una cosa? Funziona. Vado spesso anche alle jam, suono e lentamente mi riprendo. Ora la curiosità è la mia emozione preferita.

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